Che cos’è il canone concordato? Ecco la guida completa per affittare casa

Il canone concordato rappresenta una delle principali opzioni contrattuali per chi desidera affittare o prendere in affitto un immobile in Italia, soprattutto in aree ad alta densità abitativa o con particolari esigenze di equilibrio tra domanda e offerta. Si tratta di una soluzione regolamentata che mira a tutelare sia il proprietario che l’inquilino, offrendo vantaggi fiscali, maggiore stabilità e prezzi calmierati rispetto ai valori di mercato. Vediamo nel dettaglio come funziona questa tipologia di contratto, chi può accedervi, quali sono i requisiti e le differenze rispetto al canone libero.

Origini e finalità del canone concordato

Il canone concordato nasce dalla necessità di regolare il mercato delle locazioni in modo da evitare aumenti eccessivi dei prezzi degli affitti, garantendo al tempo stesso una maggiore accessibilità per le famiglie e i cittadini. La disciplina prende vita con la Legge n. 431/1998, che istituisce la possibilità di stipulare contratti a condizioni prefissate, sulla base di accordi territoriali firmati tra le principali associazioni di proprietari e di inquilini nei diversi comuni italiani.
Questo tipo di contratto contribuisce a favorire la disponibilità di immobili a prezzi contenuti, in particolare in città dove il divario tra domanda e offerta è molto elevato. L’obiettivo principale è evitare speculazioni e rendere più semplice trovare una casa con costi sostenibili per categorie particolarmente fragili come universitari, giovani lavoratori e famiglie con reddito medio-basso.

Accordi territoriali e parametri

A differenza del canone libero, in cui il prezzo dell’affitto viene stabilito esclusivamente dalla trattativa tra locatore e conduttore, il canone concordato si basa su limiti precisi. Questi limiti sono definiti dalle tabelle concordate tra il Comune e le associazioni di categoria del territorio (Wikipedia).
Le tabelle prendono in considerazione diversi fattori, tra cui:

  • Dimensione dell’immobile (superficie calpestabile)
  • Stato di manutenzione e presenza di servizi accessori (ascensore, balcone, box auto, etc.)
  • Posizione geografica (quartiere, zona centrale o periferica)
  • Tipologia di abitazione (monolocale, bilocale, trilocale, etc.)

In questo modo il prezzo di affitto è sempre vincolato entro un “range” e non può mai superare il limite massimo previsto dagli accordi locali.

Tipologie di contratti e durata

I contratti a canone concordato si distinguono principalmente in tre grandi tipologie, a seconda delle esigenze di locatore e conduttore:

  • Locazione ordinaria agevolata: contratto standard con durata minima di 3 anni + rinnovo automatico di altri 2 anni, salvo disdetta.
  • Locazione transitoria: pensata per esigenze temporanee, ha una durata tra 1 e 18 mesi e risponde in particolare alle necessità di lavoratori fuori sede o chi si trova in una fase di transizione abitativa.
  • Contratto per studenti universitari: specifico per chi frequenta università lontano da casa, con durata variabile da 6 a 36 mesi.

Tutti questi contratti prevedono una proroga automatica (tipicamente di 2 anni nel caso del contratto ordinario) e la possibilità di rinnovo alla scadenza. Questo assicura stabilità sia al locatore che all’inquilino, riducendo il rischio di sfratti o traslochi frequenti.

Requisiti per la stipula

Chi desidera redigere un contratto di locazione a canone concordato deve rispettare specifici requisiti, sia dal punto di vista della proprietà che da quello dell’utilizzatore:

  • Proprietario (locatore): deve avere la piena disponibilità dell’immobile, che deve essere destinato a uso residenziale e non commerciale.
    L’abitazione deve risultare in regola urbanisticamente e rispettare i requisiti minimi di agibilità e abitabilità.
  • Inquilino (conduttore): non sono generalmente richiesti limiti particolari di reddito, ma la finalità abitativa è vincolante.
    In caso di contratti per studenti o transitori, è necessario dichiarare i motivi della transitorietà (contratto di lavoro temporaneo, iscrizione a università, etc.).
  • Redazione del contratto: il contratto va redatto utilizzando moduli standard pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e deve contenere tutte le clausole minime previste dalla legge (durata, canone, modalità di pagamento, condizioni per il recesso, ecc.).
  • Asseverazione: in molti Comuni è richiesta la “asseverazione” da parte di un’associazione di categoria, che verifica il rispetto degli accordi territoriali.
  • Registrazione: Il contratto deve essere registrato presso l’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dalla stipula.

Vantaggi fiscali e opportunità per le parti

Uno degli aspetti più interessanti del canone concordato riguarda le agevolazioni fiscali e i vantaggi economici, che si estendono sia al proprietario sia all’affittuario.
Per il proprietario:

  • Si possono applicare riduzioni dell’IMU (Imposta Municipale Unica) e della tassa sui rifiuti (TARI) in molti Comuni.
  • In caso di opzione per la cedolare secca, l’aliquota è ridotta al 10% rispetto al 21% dei contratti a canone libero.
  • Detrazioni su eventuali spese di manutenzione e lavori di ristrutturazione, se collegati all’immobile dato in affitto.

Per l’inquilino:

  • Possibilità di accedere a detrazioni fiscali sull’affitto pagato tramite dichiarazione dei redditi (per studenti fuori sede e lavoratori che trasferiscono la residenza).
  • Prezzo dell’affitto inferiore al mercato, quindi maggiore accessibilità per chi ha redditi medio-bassi.

È importante sottolineare che, nel caso di discordanza sul canone, le parti possono rivolgersi alle associazioni di categoria oppure attivare la mediazione per la verifica della correttezza dell’importo richiesto.

Obblighi e garanzie

Il contratto a canone concordato garantisce una maggiore tutela rispetto a quello a canone libero.
Il locatore non può disdire arbitrariamente prima della scadenza minima né aumentare il canone durante la durata del contratto, salvo specifiche motivazioni previste dalla legge.
L’inquilino, dal canto suo, può recedere con un preavviso di almeno sei mesi per gravi motivi.

Documentazione e procedura

Dal punto di vista procedurale, la stipula di un contratto a canone concordato comporta alcune fasi obbligatorie:

  • Redazione del contratto secondo modello ministeriale.
  • Calcolo preciso del canone tramite le tabelle degli accordi territoriali.
  • Richiesta di asseverazione alla associazione di riferimento, che produce una certificazione di conformità.
  • Registrazione telematica presso l’Agenzia delle Entrate e pagamento dell’imposta di registro (salvo opzione per cedolare secca).
  • Eventuale redazione di inventario per arredi e stato dell’immobile.

In caso di contratti destinati a studenti universitari, è necessario allegare la dichiarazione di iscrizione presso l’ateneo e specificare i termini minimi/massimi previsti dalla legge.

FAQ e casistiche particolari

Tra i principali dubbi e domande che sorgono nel momento in cui si valuta un affitto a canone concordato, troviamo:

  • Posso scegliere qualunque tipo di durata?
    No: la durata è fissata per legge e varia a seconda della tipologia di contratto.
  • Come si calcola il canone esatto?
    Sulla base delle tabelle territoriali e dopo verifica da parte delle associazioni di categoria.
  • Che differenza c’è con il canone libero?
    Il canone libero consente di stabilire il prezzo senza limiti; il canone concordato è vincolato e offre maggiori vantaggi fiscali.
  • Si può fare cedolare secca?
    Sì, e con aliquota ridotta al 10%.

Differenze tra canone concordato e libero

Ciò che distingue il contratto a canone concordato dal canone libero riguarda:

  • Prezzo dell’affitto: definito entro limiti predeterminati nel canone concordato, deciso dalle parti nel libero.
  • Durata: fissata dalla legge per il concordato, liberamente determinabile nel contratto libero (minimo 4 anni + 4).
  • Vantaggi fiscali: maggiori e specifici nel canone concordato.
  • Tutela delle parti: più forte per inquilino e locatore nel canone concordato, maggiore flessibilità nel libero.

La scelta tra le due formule dipende principalmente dalle proprie esigenze di stabilità, accessibilità economica e benefici fiscali. Negli ultimi anni, il canone concordato è stato particolarmente incentivato dalle amministrazioni locali nei comuni ad alta densità abitativa, dove risulta spesso la soluzione più equilibrata.

Per approfondimenti sui dettagli normativi e sulle differenze tra contratti di locazione, consulta anche la voce dedicata su Wikipedia.

In conclusione, il canone concordato offre una soluzione moderna e vantaggiosa per chiunque voglia affittare o prendere in affitto un immobile, garantendo prezzi equi, tutele giuridiche e agevolazioni fiscali di grande rilevanza in un mercato immobiliare spesso volatile.

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