Fausto Bertinotti, noto per il suo passato di segretario di Rifondazione Comunista e presidente della Camera dei Deputati, è spesso al centro delle polemiche non solo per il suo percorso politico ma anche per l’ammontare della propria pensione. Nonostante la sua immagine pubblica da rivoluzionario e rappresentante delle fasce più deboli, i dati diffusi negli ultimi anni hanno acceso un notevole dibattito su quanto realmente percepisca oggi l’ex leader.
La cifra reale della pensione di Bertinotti
Analizzando le fonti più attendibili, tra cui Il Fatto Quotidiano e vari elenchi di vitalizi parlamentari, emerge che la pensione mensile di base di Fausto Bertinotti si attesta intorno ai 4.852 euro. Questa somma include la pensione maturata sia per la lunga carriera da parlamentare sia per l’attività svolta nei sindacati italiani, ruoli che gli hanno permesso di accedere a una delle cosiddette “pensioni d’oro” in Italia.
Alla pensione vera e propria si aggiunge un vitalizio parlamentare altrettanto rilevante. Fino alle riforme successive che hanno ridotto gli importi, tale vitalizio poteva superare i 9.800 euro netti mensili. Oggi, secondo fonti attendibili aggiornate al 2025, il vitalizio sarebbe stato ridotto a circa 8.450 euro al mese, mantenendo però un livello ben superiore alla media dei trattamenti pensionistici italiani. Alcune stime, incluse quelle citate nella stampa specializzata, indicano che la somma lorda mensile complessiva che Bertinotti incasserebbe ogni mese oscillerebbe tra i 13.300 e i 13.500 euro, una cifra che lo colloca nel ristretto novero dei pensionati più ricchi del paese.
Contesto e polemiche: pensione, vitalizio e privilegi della classe politica
Il caso di Fausto Bertinotti è emblematico della questione dei vitalizi e delle pensioni privilegiate dei parlamentari italiani. L’Italia è uno dei pochi paesi in Europa ad aver riconosciuto, fino a tempi recenti, ai propri ex rappresentanti istituzionali trattamenti economici di gran lunga superiori rispetto ai normali regimi previdenziali. Secondo il presidente dell’INPS Tito Boeri, i vitalizi erogati ai parlamentari superano quasi del doppio quanto sarebbe stato giustificato in base ai contributi effettivamente versati.
Questa disparità ha alimentato negli ultimi anni una forte spinta popolare per la riforma del sistema. Bertinotti, insieme ad altri storici leader della sinistra e del centro-sinistra, è stato spesso tra gli esempi più citati nelle campagne contro i “privilegi della casta”, sia per la generosità delle cifre percepite, sia per il paradosso tra le sue battaglie pubbliche e la realtà economica personale. Nonostante ciò, va specificato che l’ex presidente della Camera ha sempre dichiarato di condurre uno stile di vita sobrio rispetto agli standard della politica italiana, elemento spesso rivendicato dai suoi sostenitori.
Confronti con altri leader politici e il quadro generale
Per capire la posizione di Bertinotti nel panorama dei trattamenti previdenziali della classe dirigente italiana, è utile fare alcuni paragoni:
- Massimo D’Alema: percepisce una pensione di circa 5.523 euro mensili
- Piero Fassino: 5.296 euro al mese
- Walter Veltroni: 5.504 euro mensili
- Nichi Vendola: 4.985 euro al mese
- Gianfranco Fini: 5.882 euro mensili
- Emma Bonino: 6.715 euro ogni mese
La cifra attribuita a Bertinotti risulta pertanto allineata o, considerando il vitalizio, superiore a quella di molti altri esponenti politici di primo piano. Il tema delle pensioni parlamentari e dei vitalizi continua a essere oggetto di scrutinio pubblico anche grazie alle differenze rispetto alle pensioni medie degli italiani, che difficilmente raggiungono queste soglie. Tali indennità sono infatti superiori di gran lunga rispetto agli importi maturati da lavoratori dipendenti e autonomi, nonostante la riforma Fornero e gli ulteriori interventi abbiano ridotto alcune distorsioni.
Bertinotti, il patrimonio personale e la narrazione pubblica
Un altro aspetto discusso riguarda il patrimonio personale dell’ex leader comunista. Sebbene non sia mai stato coinvolto in scandali patrimoniali, le cifre della sua pensione e del suo vitalizio sono state spesso utilizzate per rappresentare i presunti privilegi e le contraddizioni della classe dirigente italiana, soprattutto di chi si professa interprete delle istanze popolari. Bertinotti ha più volte sostenuto che la pensione percepita sia il frutto di una lunga carriera politico-sindacale e non un privilegio, in quanto dovuta in base alle leggi allora vigenti. Tuttavia, il clima sociale sempre più sensibile alla questione delle disuguaglianze economiche continua a mantenere alta l’attenzione su questo tipo di argomenti.
Negli anni, la figura di Bertinotti ha rappresentato per molti l’emblema delle pensioni alte dei politici. I detrattori sottolineano che queste somme non sono giustificate dai contributi versati, mentre i sostenitori ricordano come Bertinotti si sia speso per la trasparenza durante il suo mandato da presidente della Camera. Ad esempio, si ricorda che promosse misure per l’accesso pubblico alle informazioni sui bilanci dell’istituzione.
Perché le cifre sul vitalizio di Bertinotti cambiano?
Si osserva spesso una variabilità nelle cifre riportate a seconda delle fonti e del periodo indagato. Questo accade a causa di diversi fattori:
- Riforme legislative che hanno inciso negli anni sul calcolo dei vitalizi, ridimensionando gli assegni rispetto ai decenni precedenti.
- Distinzione tra importi lordi e netti: le cifre più alte solitamente si riferiscono al lordo, mentre i dati più vicini alla realtà di cassa riguardano il netto percepito dopo le trattenute fiscali e previdenziali.
- Differenze tra la pensione da ex parlamentare e altri eventuali trattamenti pensionistici maturati prima dell’attività politica.
Anche rispetto alle altre pensioni dei leader politici italiani, quella di Bertinotti è tra le più alte. Tuttavia, il contesto è quello di un’Italia che per decenni ha previsto per i propri rappresentanti ruoli pubblici con coperture previdenziali molto più generose di qualunque altro settore del mondo del lavoro.
Va notato che, nonostante la riduzione degli assegni e le pressioni pubbliche, la memoria collettiva tende ancora a identificare i protagonisti della cosiddetta “casta” con importi che, nella maggioranza dei casi, pur essendo stati ridotti, rimangono molto elevati rispetto alla normalità.
In conclusione, Fausto Bertinotti percepisce una pensione mensile netta di circa 4.852 euro più un vitalizio stimato oggi in 8.450 euro, per un totale lordo che, secondo alcune stime, può aggirarsi tra i 13.300 e i 13.500 euro complessivi al mese. Questa cifra, seppur ridotta rispetto al passato, resta distante anni luce dagli importi riconosciuti ai pensionati comuni, confermando la persistenza dei privilegi della classe politica nella storia recente del paese.