Bevi l’acqua dell’addolcitore? Ecco cosa stai ingerendo davvero e perché può essere pericoloso

L’acqua dell’addolcitore che molti trovano in casa è il risultato di un processo tecnologico pensato per eliminare il calcare e ridurre la formazione di incrostazioni nelle tubature e negli elettrodomestici. Tuttavia, bere regolarmente questo tipo di acqua significa ingerire una diversa composizione salina rispetto all’acqua naturale, e ciò comporta alcune implicazioni sulla salute che conviene valutare con attenzione.

Cosa accade all’acqua nell’addolcitore

Il principio di funzionamento degli addolcitori domestici si basa sullo scambio ionico, un processo chimico che permette di eliminare dal flusso idrico lo ione calcio e il magnesio responsabili della durezza dell’acqua. Quando l’acqua attraversa le resine a scambio ionico collocate all’interno dell’addolcitore, gli ioni calcio (Ca2+) e magnesio (Mg2+) vengono trattenuti dalle resine e per ogni ione tolto viene immesso nell’acqua un ione sodio (Na+).

In questo modo si ottiene un acqua addolcita: priva di calcare, ma con un incremento nel contenuto di sodio rispetto all’acqua di partenza. Quando le resine si saturano di calcio e magnesio, vengono rigenerate tramite l’immissione di una soluzione di cloruro di sodio (sale da cucina), che ripristina la capacità di scambio, mentre i sali di calcio e magnesio vengono eliminati.

Cosa ingerisci davvero: sodio, sali e miti da sfatare

Il cambiamento più significativo nell’acqua proveniente dall’addolcitore riguarda proprio l’aumento del contenuto di sodio. Il sodio è un elemento essenziale per l’organismo ma va assunto in quantità controllate, specialmente da chi segue diete iposodiche oppure soffre di ipertensione o patologie cardiovascolari.

  • L’acqua addolcita non contiene più calcio e magnesio, che normalmente contribuiscono positivamente all’equilibrio minerale corporeo.
  • Si arricchisce di ioni sodio derivanti dallo scambio con le resine. Solitamente, la quantità di sodio aggiunta non supera i limiti di potabilità fissati dal Ministero della Salute (200 mg/l secondo D.Lgs. 18/2023), se l’addolcitore è ben tarato e correttamente mantenuto.
  • Non si formano sostanze chimiche dannose o venefiche: il processo di aggiunta di sodio è equivalente a ciò che avviene naturalmente in molte fonti idriche. Il termine “chimica” associato all’acqua addolcita è quindi fuorviante, poiché non vengono introdotti composti tossici.

La reale “pericolosità” varia a seconda della salute individuale e della regolazione del sistema. In soggetti sani, l’acqua addolcita rispetta i criteri di potabilità se l’impianto lavora correttamente. In particolare, l’acqua addolcita può essere bevuta senza rischi dalla popolazione generale, ma va tenuto conto delle seguenti eccezioni:

  • Bambini e neonati: per preparare latte e pappe, è preferibile utilizzare acqua a basso residuo fisso o minerale specifica, non quella proveniente dall’addolcitore, a causa dell’incertezza sul contenuto di sodio e sulla carenza di minerali utili.
  • Soggetti con pressione alta o patologie che richiedono un controllo dell’introito di sodio devono evitare l’acqua addolcita o, quantomeno, verificare il contenuto di sodio tramite analisi periodiche.

Rischi e falsi miti collegati all’acqua addolcita

Nel dibattito pubblico circolano diversi luoghi comuni riguardo ai rischi della acqua addolcita, molti dei quali non sono supportati da dati scientifici:

  • Non è vero che l’acqua addolcita “arrugginisca” inevitabilmente le tubature: la corrosività può insorgere solo in caso di impostazioni errate dell’addolcitore, con possibilità di alterazione del pH dell’acqua o di impoverimento eccessivo del contenuto minerale.
  • Il rischio di ingestione di sostanze tossiche è di fatto assente: il sodio introdotto è un componente già presente naturalmente nella maggior parte delle acque potabili.
  • L’acqua addolcita può essere utilizzata anche per cucinare, ma la variazione nel contenuto di minerali potrebbe alterare il sapore di alcune preparazioni; per tè, caffè, pasta e dolci, alcune persone preferiscono acqua naturale o osmotizzata.

Di fatto, l’unico vero aspetto critico è la quantità di sodio ingerita: prepara il tuo sistema di filtraggio verificando periodicamente i dati analitici e assicurati che l’addolcitore sia installato, calibrato e mantenuto da personale esperto.

Implicazioni sulla salute e consigli pratici

Bere l’acqua dell’addolcitore ogni giorno significa consumare una minore quantità di calcio e magnesio rispetto all’acqua non trattata. Questi sali sono fondamentali per la salute di ossa, nervi e muscoli. In alcune zone dove l’acqua naturale è molto “dura”, cioè ricca di questi elementi, la loro riduzione può essere significativa e quindi è opportuno integrare il loro apporto con la dieta o con acque minerali specifiche.

Il sodio invece, se in eccesso, può favorire l’incremento della pressione arteriosa e lo sviluppo di patologie cardiovascolari in soggetti predisposti. Per le persone sane, la quantità di sodio nelle acque addolcite normalmente non rappresenta un problema, ma resta buona prassi informarsi sulle reali concentrazioni della propria acqua domestica tramite analisi e controlli periodici.

Buone pratiche per un uso consapevole

  • Valuta se la tua famiglia ha bisogno di acqua addolcita solo nei circuiti tecnici (lavastoviglie, caldaie) e prediligi acqua naturale o minerale per il consumo diretto.
  • In presenza di bambini piccoli, opta per acqua specifica a basso residuo.
  • Tieni monitorato il contenuto di sodio e le caratteristiche dell’acqua tramite controlli periodici con laboratori abilitati.
  • Affidati esclusivamente a tecnici qualificati per l’installazione e la manutenzione degli addolcitori. Una taratura errata è la causa principale di problemi di corrosione e di squilibrio nel contenuto minerale.

In conclusione, sebbene bere l’acqua addolcita sia per la quasi totalità della popolazione sicuro, occorre essere consapevoli dei cambiamenti nella composizione dei sali minerali, soprattutto in certe categorie di soggetti. Resta fondamentale informarsi e valutare prima di decidere quale acqua utilizzare per il consumo quotidiano, la preparazione dei cibi e le necessità dei più piccoli.

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